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Curiosita


La tesi di un istruttore federale di equitazione




Introduzione
Durante il lungo percorso che ho dovuto affrontare per sostenere i vari esami per diventare un istruttore federale di equitazione, sono stati affrontati innumerevoli argomenti, dalle discipline olimpiche all’approccio pedagogico con il bambino, ma un argomento che personalmente ha, da sempre, catturato la mia attenzione è il lavoro del cavallo non montato.
Ritengo che questo sia un tipo di lavoro spesso sottovalutato dai cavalieri, ma che in realtà costituisce la base per molti lavori più complessi e articolati che dovrebbero essere fatti successivamente.
Potrebbe risultare più noioso in quanto le azioni del cavaliere avvengono da terra e ciò spesso porta, soprattutto negli appassionati che si approcciano da poco alla disciplina, a trascurarlo.
Inoltre questo argomento è spesso oggetto di pensieri contrastanti e differenti vedute ma nonostante ciò ho scelto di affrontare questa tesi con la consapevolezza di volermi mettere in gioco e cogliere anche questa ulteriore occasione per crescere professionalmente.
Vi sono diversi libri e scuole di pensiero al riguardo, ma mai troppi rispetto alle infinite possibilità che questo tipo di lavoro ci riserva.
Personalmente ho letto diversi libri che trattano l’argomento, per aver un idea generale sul tema che avrei affrontato, anche per evitare di limitare la scrittura di questa tesi solo al pensiero che ho maturato in questi anni. 

1.    Cenni di storia 
Purtroppo abbiamo una scarsa quantità di libri di testo che possono illustrare come venivano addestrati i cavalli secoli fa, ma tra quelli conservati è straordinario leggere che la maggior parte dell’addestramento era effettuato alla longe . Ciò ci conferma che l’importanza di questo lavoro era già nota in tempi dove la tecnologia non era ancora predominante.
Il primo maestro che si dice abbia ideato il sistema del lavoro alla longe fu Giovanni Battista Pignatelli quando, in età avanzata, cominciò ad addestrare i cavalli legandoli ad un grosso albero del proprio cortile con una corda che permetteva al cavallo di girare senza attorcigliarla attorno al tronco. Successivamente l’albero venne sostituito da un palo fisso al terreno, di cui resta ancora la memoria in Maremma e in Argentina , sebbene se ne sia ridotta la valenza alla sola doma.
Pignatelli insegnava a Napoli ai gentiluomini che venivano da tutta Europa per imparare l'arte di cavalcare. Il suo insegnamento era innovativo, infatti fu tra i primi ad insegnare lo stile chiamato la brida, che non era severo come il tradizionale stile barocco spagnolo.
L’esigenza di lavorare i cavalli alla corda attorno ad un palo era dovuta dalla conoscenza dell’asimmetria del cavallo, il quale solitamente è flesso e traversato verso destra, e raramente verso sinistra. Lavorando alla longe i cavalli alle due mani intorno ad un palo si poteva correggere questo difetto in modo da ottenere dei cavalli che si muovevano a destra come a sinistra, da qui nasce il termine “ad-destrare” il cavallo; una volta ottenuta la correzione diventano “destrieri” cioè capaci di muoversi uguali alle due mani. 
Successivamente con l’avvento dell’equitazione francese Pluvinel e de la Broue che hanno soggiornato in Italia, sotto la guida di Pignatelli, loro maestro, hanno messo in secondo piano il lavoro alla longe. 
Alla fine del Settecento, il lavoro alla longe viene riesumato e reinventato da Federico Mazzuchelli, ufficiale dell’esercito austriaco, ma patriota italiano.
 
Come possiamo dedurre dalle pagine della sua opera e dal disegno che lo illustra, il cavallo veniva lavorato alla longe in modo classico e poi coi montatori. Questo nuovo modo ideato dal maestro prevedeva che il cavallo passasse in corridoi delimitati da muretti su cui erano posizionati dei montatori, tenendolo con due longe agganciate al cavezzone e, con l’uso delle fruste, gli si insegnava il costeggio e il fiancheggio. Inoltre lo facevano passare nell’acqua e attraverso altre difficoltà, in modo tale che gradualmente si abituasse al lavoro vario e in condizioni differenti. Infine iniziava anche l’approccio al salto ostacoli, come si può osservare sullo sfondo del disegno.
A metà del settecento in Francia, con François Baucher, vi è l’invenzione di diversi attrezzi, che avevano lo scopo di migliorare il posizionamento della testa del cavallo, di conseguenza si passa da un lavoro alla longe classico con il cavezzone ad un lavoro supportato dall’utilizzo di attrezzi abbassa testa come il Gogue, Chambon, redini fisse, redini elastiche e molti altri strumenti con la medesima filosofia.
Uno studio etologico sul comportamento del cavallo in branco si evince che il cavallo comunica con i suoi simili attraverso i sensi e la gestualità del corpo. Quindi per poter interagire con loro l’uomo lo fa attraverso lo sguardo, la gestualità del corpo,voce e frusta comportamento riconducibile alla vita in branco. successivamente l’addestratore deve imporre la sua leadership che solitamente si istauro subito dopo uno “scontro” che si risolve con la dominazione , il cavallo cerca in tutte le fasi uno scontro che può essere dal cambiare direzione in maniera arbitraria o cambiare andatura, se l’addestratore non farà valere la sua leadership allora il cavallo prenderà il dominio e sarà lui il leader. 


2.    Il lavoro del cavallo non montato
Il lavoro del cavallo non montato comprende:
•    lavoro alla mano : (Figura 1) è un lavoro preliminare propedeutico per il lavoro alla longe e alle redini lunghe . il lavoro alla mano è utile per desensibilizzare il cavallo e fargli accettare la frusta e tutti gli strumenti che utilizziamo nel lavoro del cavallo non montato. è indispensabile avere un approccio etologico con il cavallo che deve accettare il lavoro e non vederlo come una minaccia , quindi il cavaliere deve essere gentile ma nello stesso tempo farsi rispettare, diventando pian piano il suo leader. Il cavallo essendo un predatore in natura tende a scappare di fronte alle difficoltà , l’uomo deve assumere un atteggiamento sereno e rassicurante non imponendo il proprio volere ma facendolo accettare con interesse dal cavallo
 

•    lavoro alla longia : (Figura 2) consiste nel far lavorare il cavallo in un circolo dove il preparatore con capezzone o testiera ed eventuali sistemi di abbassa testa lavora il cavallo. 
 

•    lavoro alle redini lunghe: (Figura 3) è il più complesso e difficile tra tutti ,consiste nel lavorare il cavallo con le redini lunghe in circolo o in dirittura con la possibilità di effettuare tutte le figure e i movimenti 
 
Nel lavoro del cavallo non montato bisogna raggiungere alcuni aspetti fondamentali per un buon lavoro di formazione del cavallo tenendo conto di alcuni aspetti:
•    Risultati che si vogliono ottenere
•    Approccio che si vuole instaurare con il cavallo
•    Livello di addestramento del cavallo
•    Propensione al lavoro del cavallo
2.1    Progressione del lavoro alla longe
Come già detto, è di rilevante importanza il lavoro alla longe per i giovani cavalli, qui è elencata la sequenza di un lavoro propedeutico per un puledro o cavallo da riaddestrare.
1.    rallentare e fermarsi
2.    tenere il circolo alle due mani
3.    fare bene le transizioni, a salire ed a scendere
4.    cambiare di mano con la rotazione delle anche
5.    dal circolo a linea retta
6.    fare l’esercizio dell’alt (claustrofobia e dominazione)
7.    passaggio pedana e telo
8.    passaggio stretto più salto
9.    salto del fosso,tutta la progressione
10.    piede nella staffa e scavalcamento ( tutta la progressione)
11.    il trailer ( tutta la progressione)
12.    i cavalletti in circolo

Tra le tecniche di addestramento, allenamento e condizionamento del cavallo, il lavoro alla longe è, sicuramente, strumento determinante e spesso insostituibile. Il lavoro alla corda o alla longe, infatti, consente di notare particolari o difetti del cavallo che sfuggono montandolo. 
Non si può però prescindere dalla conoscenza della tecnica da parte dell’addestratore, risulterà tutto più semplice se il cavallo conosce già il lavoro alla longe e lo accetta. Prima di tutto bisogna considerare che tale lavoro è imprescindibile durante la doma del puledro in quanto introduce l’utilizzo dell’imboccatura, l’accettazione della sella e successivamente del cavaliere oltre, naturalmente, a consentirgli di sviluppare e rinforzare la muscolatura e a diminuire o correggere determinati difetti. 
Nella seconda fase, l’addestramento alla longe consentirà di condizionare il cavallo prima di essere montato,sia in caso di prolungata inattività, sia in caso di indole nevrile o facilmente eccitabile. Nelle fasi più avanzate, quali il perfezionamento e l’addestramento al salto, permetterà al cavaliere di valutarne la predisposizione, le capacità, i limiti e al cavallo di progredire tecnicamente. Inoltre, tale lavoro consentirà all’istruttore di ottenere un primo rapporto di fiducia tra l’allievo e il suo cavallo. 
Durante il lavoro alla longe, in tutte le fasi, il cavallo deve avanzare con energia e gli deve, sempre, essere consentito di lavorare in assenza di tensioni o condizionamenti negativi, solo così si potrà ottenere un buon risultato e la soddisfazione di un lavoro proficuo. Tale lavoro consente, altresì, in caso di necessità o di acquisizione di vizi o difetti dovuti al binomio, emersi nel corso dell’addestramento, di correggere gli stessi in quanto viene meno l’ostacolo o l’aggravio costituito dal cavaliere, con il suo assetto ed il suo baricentro, ed al cavallo di sviluppare la muscolatura interessata. 
Ulteriore aspetto, fondamentale, di questo tipo di lavoro è costituito dalla sua utilità come strumento integrativo di tipo fisioterapico, a volte indispensabile, per ovviare a problematiche connesse alla schiena, ai muscoli ed agli arti.
 
3.    Strumenti
Il lavoro alla longe è un lavoro che può essere coadiuvato da uno o più strumenti.
Vi sono degli strumenti basilari, necessari quindi per qualsiasi tipo di lavoro alla longia.
Tra gli strumenti principali conosciamo:
1.    LONGIA, dal termine francese longe, in tessuto di cotone tubolare o piatto, lunga 7/8 mt., con asola iniziale, listelli in cuoio, per una migliore presa e posti ogni metro, e con terminale in cuoio che contiene moschettone da connettere all’anello del capezzone o agli anelli del filetto. Una evoluzione del lavoro alla longia è il lavoro alle redini lunghe.
2.    FRUSTA, che consenta di toccare con la parte terminale (sverzino) il posteriore interno del cavallo in circolo; manico lungo cm.150 e corda cm.220; risultano molto comode per il trasporto le fruste scomponibili in due parti;
3.    CAPEZZA/CAPEZZONE: deve essere aderente in modo tale da non spostarsi; non deve incastrarsi sull’imboccatura, nè andare a spingere sulle orbite; la longia si aggancia all’apposito anello; i due anelli laterali vanno usati solo per agganciare le redini fisse o elastiche.
4.    TESTIERA ed IMBOCCATURA: è sufficiente l utilizzo della testiera senza redini; se il cavallo deve essere montato, si potranno utilizzare la testiera completa e le redini dovranno essere fissate alla sella, attorcigliandole e passandovi all’interno il sottogola;
5.    FASCIONE: del tipo da lavoro con anelli per redini fisse e per le redini lunghe con anelli a diverse altezze. E consigliabile utilizzare una copertina o una imbottitura sotto il fascione per evitare lo sfregamento o la pressione diretta sul garrese. 
6.    SELLA: impiegata se il cavallo deve essere montato dopo il lavoro alla longia o se si tratta della doma del puledro per abituarlo a portarla nella giusta fase dell’addestramento.
Questi sono gli strumenti minimi per girare un cavallo alla corda, ma per una maggiore efficacia dell’addestramento esistono diversi sistemi abbassa testa; la loro funzione è far assumere una posizione che consente di ginnasticare la schiena, favorendo l’impegno del posteriore al fine di aumentare l’equilibrio e l’impulso.  
7.    CHAMBON: questo sistema abbassa-testa presenta due punti di contatto: il sottopancia, dove si biforca circa a metà lunghezza, e prosegue fino a due anelli sulla testa del cavallo; la base delle orecchie, segue la direzione delle guance, e si collega agli anelli del filetto. L’azione principale è sulla nuca del cavallo e secondaria sulla bocca, in quanto agisce solo sulle connessure labiali e non sulle barre, inducendo quindi l’animale ad abbassare la testa, incurvare il collo e alzare la schiena. Questo sistema a differenza di altri sistemi abbassa-testa consente al cavallo di poter portare il muso in avanti, favorendo la distensione e la decontrazione; ovviamente, se ben regolato, non crea alcun tipo di tensione e forzatura, parametri indispensabili per una efficacia riuscita. Questo sistema presenta, però, anche degli svantaggi: se un cavallo non è lavorato alla longia in maniera opportuna, può cominciare a portare il suo peso sugli anteriori; inoltre, può anche causare indolenzimento dei muscoli del collo. L'uso scorretto può quindi deteriorare le andature del cavallo (Figura 4).
 

8.    GOGUE: è un sistema triangolare deformabile che presenta tre punti di contatto; è sicuramente più adatto a cavalli già addestrati. La redine gogue viene detta anche conformatrice. Essa favorisce l’appoggio del cavallo sull’imboccatura ed, a differenza dello chambon, può essere utilizzato con il cavallo montato. Per tale impiego, esistono due varianti la gogue fissa o indipendente e quella comandata o dipendente. La gogue comandata è una variante di quella fissa, dove ai terminali della corda, muniti di moschettoni, vengono agganciate un paio di redini aggiuntive munite di appositi anelli. Inoltre deve essere montata anche con le redini dell’imboccatura. E’ importante che l’azione sulle redini della gogue termini quando l’incollatura assume la corretta posizione, con la fronte perpendicolare al suolo e il cavallo si è riunito. Cedendo entrambe le redini il cavallo potrà distendere l’incollatura, venendo meno l’azione della gogue. Per tale motivo si consiglia l’utilizzo solo da parte di cavalieri dalla mano sensibile (Figura 5).
 
 

9.    REDINI FISSE, REDINI FILLIS: le redini fisse sono solitamente lisce di cuoio, possono presentare degli anelli intermedi elastici, e vengono assicurate da un lato al fascione od al sottopancia, sempre alla stessa altezza, sui due fianchi del cavallo, ed all’altra estremità, munita di moschettone, all’imboccatura. Consentono al cavallo di raggiungere prima il contatto, abbassando l’incollatura e flettendo la nuca, in particolare con la redine esterna, e di impegnare i posteriori. Fissiamole prima solo al fascione, od al sottopancia, e agganciamo l’estremità libera o agli anelli alti del fascione od alla sella. Riscaldato il cavallo proseguiremo il lavoro al trotto agganciandole all’imboccatura. Le redini Fillis, vanno, invece, agganciate all’anello basso del fascione o al sottopancia, passano dagli anelli dell’imboccatura poi fra gli anteriori del cavallo e l asola va inserita nel fascione o nel sottopancia. La redine interna nel lavoro in circolo potrà essere leggermente più corta. E consigliabile utilizzare detti aiuti con metodo e, almeno fino a quando non abbiamo acquisito perfetta padronanza dello strumento (Figura 6).
 
10.    PROTEZIONI: stinchiere anteriori e posteriori o paranocche posteriori, i paraglomi sono necessari solo se il cavallo si raggiunge o nell’addestramento al salto; 
11.    STRUTTURA e FONDO: soprattutto nelle fasi della doma ed iniziali dell’addestramento è consigliabile che il lavoro avvenga in un tondino delimitato con pareti alte almeno 2 mt. e diametro superiore ai mt. 12,50, che consenta di girare il cavallo nella corretta flessione laterale del dorso. Il fondo deve essere ben livellato, non scivoloso, ne pesante, ne duro; nei tondini è importante la manutenzione che non consenta la creazione del tipico solco sulla traiettoria.
12.    EQUIPAGGIAMENTO ADDESTRATORE: sempre necessari i guanti, consigliabile il casco di protezione e l utilizzo di scarpe antinfortunistiche, se, subito dopo, non si deve montare.


Approfondimento sul lavoro alla longe e lavoro alle redini lunghe
Si ritiene inefficace, ai fini dell’addestramento, far girare il cavallo alla longia con la sola capezza in quanto non si ottiene condizionamento o impegno che possa produrre un risultato. Tuttalpiù tale esercizio può servire con un cavallo che è fermo da un lungo periodo che si sgranchirà così gli arti. Ci sono due sistemi di aggancio all’imboccatura, nella prima la longia viene agganciata direttamente all’anello interno dell’imboccatura mentre l’altro sistema consiste nel passare la longia nell’anello interno dell’imboccatura per poi passare dal sovracapo all’anello esterno. Ritengo che il primo metodo di aggancio sia meno corretto in quanto l’imboccatura viene così trazionata da una sola parte e il cavallo è portato a inclinare la testa di lato, inoltre in caso di fughe improvvise rischia di lacerarsi la bocca. Mentre facendo passare sul sovracapo la trazione viene distribuita sulle connessure labiali in maniera equa. Il filetto preferibilmente spezzato in tre parti per ridurre l’effetto sul palato.
Si inizia il lavoro al passo, con il cavallo nella massima libertà e, convenzionalmente, a mano sinistra. Infatti, la maggior parte dei cavalli, ma soprattutto i puledri, naturalmente, tendono a flettersi di più sul lato sinistro o, comunque, gradiscono meno il lavoro ad una mano, solitamente la destra. Il tempo e l’esercizio risolveranno, comunque, la maggior parte dei problemi. L’addestratore, da terra, deve far girare il cavallo in un circolo, di cui è il centro e potrà farlo con l’aiuto della voce, della propria posizione e della frusta, preferibilmente in un tondino per i puledri, mentre in un campo o in un maneggio per i cavalli più esperti.  Nel lavoro alla longe la linea che dal gomito dell’addestratore va alla mano e dal pollice arriva al naso del cavallo deve essere retta e la longe girerà nel senso e con il cavallo. E’ formalmente scorretto, controproducente e molto sgradevole da vedere, l’addestratore che tiene la corda nella mano sbagliata ed opposta, cioè che fa scorrere, con il cavallo che gira a mano sinistra, la corda dalla mano destra e viceversa. 
L’addestratore dovrà gradualmente allontanarsi dal cavallo che gira accompagnandolo e spingendolo ad avanzare con la frusta sulla traiettoria del circolo. Il cavallo deve guardare ed essere flesso, naturalmente, all’interno. Il lavoro alla longia deve essere effettuato necessariamente e in modo eguale ad entrambe le mani. 
L’addestratore non tirerà continuamente la longia per tenere il cavallo sulla traiettoria bensì si limiterà a tenere il contatto quando il cavallo la segue e avanza con impulso. Per farlo avanzare l’addestratore dovrà avvicinarsi con la frusta dietro la groppa od ai garretti, mentre, per farlo tornare sulla traiettoria, se si avvicina al centro, dovrà portarla verso la spalla. La frusta portata davanti alla testa del cavallo, lo inviterà all’arresto. 
Nei soggetti più giovani, per evitare di intimorirli, la frusta potrà essere impugnata verticalmente senza puntarla verso il cavallo che così si fermerà correttamente, piazzato e non verrà autonomamente al centro. La frusta verrà utilizzata anche per effettuare cambiamenti di andatura, transizioni, per richiamare il cavallo ad una maggiore attenzione ma, in tutti i casi, l’azione sarà preceduta o accompagnata dalla voce dell’addestratore e dalle variazioni della sua posizione. 
Bisogna sempre evitare che il cavallo si distragga, distogliendo lo sguardo e girando la testa all’esterno o che tenti di spostarsi verso l’interno spostando il peso sulla spalla interna. 
Per insegnare al cavallo il cambiamento di mano è sempre preferibile far effettuare l’alt sulla traiettoria, fino ad ottenere che il cavallo rimanga piazzato, senza invitarlo poi al centro. 
In merito alla voce è importante che l’addestratore abitui il cavallo ad eseguire l’ordine e per ottenere il risultato desiderato dovrà usare sempre lo stesso tono, con voce alta e chiara, gli stessi termini e gesti. A tal fine, per ottenere una corretta e precisa esecuzione delle transizioni, impartiamo i comandi sempre nello stesso punto della traiettoria, il cavallo assocerà più facilmente il comando all’azione. Nelle transizioni a scendere è importante non consentire mai la perdita d’impulso, non tirare la longia ed ottenere che il cavallo arretri il baricentro verso i posteriori e, quindi, che il posteriore interno avanzi con decisione sotto il tronco. Seguiamo la giusta, consecutiva successione delle andature nelle transizioni sia a salire che a scendere, soprattutto con i cavalli giovani ed inesperti. In particolare, per passare dal trotto al passo è necessario imprimere una leggera tensione alla longia per consentire al cavallo di flettere l’incollatura verso l’interno e rilassare la mandibola. Appena cederemo il contatto, il cavallo porterà naturalmente l’incollatura all’esterno e passerà al passo. Non pretendiamo di far lavorare subito un puledro o un cavallo inesperto al galoppo. Quando avrà sviluppato una corretta muscolatura per muoversi, con impulso in avanti, con equilibrio e con la schiena inarcata, potremo cominciare il lavoro al galoppo partendo da un trotto attivo. 
Dovremo chiedere subito al cavallo di rompere al galoppo giusto e cominceremo con tre/quattro circoli per mano alternati da frequenti transizioni al trotto. 
Le prime volte che lavoriamo alla longia un cavallo o che utilizziamo abbassa-testa, redini fisse od altri sussidi bastano anche 10/20 minuti. Un lavoro ottimale non dovrà mai durare oltre i 40 minuti e sarà nostra accortezza richiedere il maggior impegno della schiena negli ultimi 10/15 minuti. 
Una variante del lavoro alla longia è il lavoro alle redini lunghe che consente di completare l’addestramento del cavallo ma richiede grandissima sensibilità dell’addestratore ed esperienza. Per girare il cavallo, agganceremo una longia all’anello interno dell’imboccatura e terremo i giri di avanzo con la mano interna, quella esterna, dall’anello esterno, verrà fatta passare longitudinalmente di fianco al cavallo poi sopra i garretti fino ad arrivare all’altra mano dell’addestratore. Con il fascione, le due longie potranno essere fatte passare negli anelli laterali. L addestratore fa lavorare così il cavallo tra le due mani e con la frusta chiede l’impulso. Così sarà possibile creare un binomio anche nell’addestramento a terra, e, anche se il rapporto è meno sentito direttamente, ci consentirà di progredire e sviluppare l’insieme. Più riusciremo a rendere simile al movimento naturale il movimento indotto e più riusciremo ad ottenere risultati positivi. 
Esercizi su barriere e al salto 
In presenza di un cavallo che rimane sulla traiettoria, accetta il lavoro alla longia e mantiene un buon contatto potremo cominciare a ginnasticare il cavallo sulle barriere. 
E’ consigliabile che il cavallo sia bardato, almeno, con capezzone e stinchiere. 
Dopo il riscaldamento, inizieremo al passo con una sola barriera, facendo attenzione ad accompagnare sempre il cavallo con gli aiuti, la nostra corretta posizione e a non portarlo sulla barriera direttamente in girata ma consentendogli l’avvicinamento da una breve dirittura. 
Verificata la correttezza dell’esercizio, e che il cavallo lavori serenamente, aumenteremo il numero delle barriere e passeremo dal passo al trotto. Tra due barriere al trotto ci deve essere una distanza di mt.1,20-1,40. 
Un cavallo giovane od inesperto in presenza di due barriere potrebbe tentare di saltarle, in tale evenienza, ne posizioneremo prima una singola e poi passeremo direttamente a tre. Al fine di consentire al cavallo di superare più di due barriere, al trotto, poste sulla traiettoria, sarà necessario disporle a ventaglio e la distanza descritta dovrà essere quella tra i punti centrali. Il cavallo se ha un giusto e costante ritmo, deve piegare le articolazioni sviluppando la flessione del posteriore interno. 
Naturalmente, lavoreremo in modo equo alle due mani. Quando il cavallo avrà imparato a lavorare correttamente sulle barriere passeremo all’esercizio sugli ostacoli. Tale esercizio consente al cavallo di lavorare correttamente e senza l’aggravio del peso del cavaliere. Per tale motivo sarà tanto più valido per il puledro che deve imparare la tecnica senza subire esperienze negative o perdere fiducia in se stesso.

Conclusioni
Possiamo concludere affermando che il lavoro del cavallo non montato costituisce una parte fondamentale del lavoro quotidiano da effettuare con un cavallo sportivo. Quindi possiamo dedurre che gli scopi di questo lavoro sono i seguenti:
•    Addestramento preliminare (doma)
•    Migliorare l’impiego della schiena del cavallo e di conseguenza l’impiego del posteriore, così come anche ritmo, decontrazione e impulso
•    Perfezionare l’addestramento
•    Correggere alcuni difetti, che in assenza del peso del cavaliere possono risultare più semplici da risolvere
•    Proseguire l’allenamento del cavallo anche quando si è impossibilitati a montarlo
•    Togliere gli eccessi di energia a soggetti particolarmente nevrili 
•    Verificare come lavora il proprio cavallo

Articolo di: Giampaolo Billeci 

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